Giovanni Pesce

Strategic Communications Manager, European Climate Foundation

Giovanni Pesce supporta la diffusione di storie, dati, ricerche e idee rilevanti per la visione di ECF. Supervisiona le attività di comunicazione condotte dai partner della Fondazione in Italia, aiutandoli a superare la resistenza al cambiamento e a liberare tutto il potenziale dell’Italia nella futura economia a basse emissioni.

Ha precedentemente ricoperto ruoli di comunicazione in molteplici settori come mobilità urbana, viaggi, streetwear, musica, eventi culturali e rigenerazione urbana. Ha guidato iniziative di PR per marchi internazionali in Asia, Europa e nelle Americhe. Ha lavorato anche a ricerche di mercato e sul pubblico. Gli è piaciuto viaggiare tra i libri come lettore e traduttore per diversi editori italiani. Ha iniziato il suo percorso professionale nel giornalismo radiofonico, specializzandosi nella copertura scientifica e tecnologica. Gio ha un background accademico in geostoria e un Master in Studi Urbani presso il Goldsmiths’ College di Londra. Gli piace discutere di geografia e storia, musica e film.

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Clima: fase due

venerdì 10, 10:00–13:00

Gli Italiani sono molto preoccupati per il cambiamento climatico, i più preoccupati al mondo (PewResearch, 2022). Sanno che il nostro territorio è molto vulnerabile, tra piane alluvionali, montagne impervie, torrenti, aree soggetto a frane, alluvioni, siccità. I dubbi degli Italiani non sono tanto sull’entità del rischio, ma sulla soluzione: la transizione energetica. 

Fino ad ora la transizione è stata raccontata dalle istituzioni UE come un insieme di norme, regole, divieti: non così motivante. Ora che l’impalcatura legislativa di Bruxelles è in piedi, inizia la parte più difficile, più appassionante: la transizione energetica atterra nei territori, ad opera di imprese, lavoratori, consumatori, cittadini, governi nazionali, comunità locali.  

Ogni paese la declinerà in modo diverso a seconda delle proprie geografie, della propria struttura urbana, industriale. Il vento, il sole e l’acqua, le fonti rinnovabili al centro del nuovo sistema energetico, sono disponibili in modo diverso sui territori. Dove mettere pale e pannelli? Quanti tetti residenziali e commerciali? Quanti parcheggi, sedimi ferroviari, corridoi autostradali? Quale mix di terreni incolti e agrivoltaico? Quanto eolico on-shore e off-shore? In che regioni, in che mari, su che crinali? Con quali differenziali costi/benefici? Quali impatti su paesaggio e biodiversità? 

 Nella Fase Due della transizione emergeranno dubbi, nostalgie, criticità, strozzature. Lo stiamo già vedendo. E’ naturale e connaturato ad ogni ambizioso progetto di innovazione. Importante analizzare queste ciritcità, sciogliere i dubbi, e non sopprimerli. E intanto celebrare i successi e tenere viva la visione di medio lungo termine, spiegare, raccontare la meraviglia del sistema energetico che abbiamo in mente, hi tech, super efficiente, diffuso, democratico: emancipato dalla dipendenza fossile.